L’importanza del microbiota intestinale e la sua modulazione tramite la dieta
L’essere umano può essere definito a tutti gli effetti come un olobionte, ovvero
un super-organismo costituito dalle proprie cellule e da quelle delle comunità
microbiche (circa 1015 cellule) ad esso associato (Margulis, 1993). La teoria
olobiontica sostiene che l’abbondante quantità di diversi microrganismi
commensali/simbiotici che tutti gli animali e le piante ospitano costantemente
influenza in modo molto importante le attività fisiologiche dell’olobionte
(Margulis et al., 1993; Rohwer et al., 2002).
Si definisce microbiota l’insieme dei gruppi microbici associati ad un
determinato ambiente o distretto corporeo. Più nello specifico, il microbiota non
include solo batteri (che tuttavia sono in quantità predominante), ma anche
virus, lieviti, muffe, in un numero che supera di dieci volte il numero totale di
cellule umane nel corpo di un soggetto adulto (Dethlefsen et al., 2007).
Il microbiota intestinale, che risulta ad oggi quello maggiormente studiato e
caratterizzato, viene considerato come un organo a sé stante, metabolicamente
attivo, e dunque strettamente correlato con la salute del soggetto (D’Aversa et
al., 2013).
Il microbiota intestinale assolve infatti numerose funzioni, tra cui: la sintesi di
vitamine del gruppo B e della vitamina K, la quale svolge un ruolo essenziale
nella coagulazione del sangue (Wong et al., 2006; Hamer et al., 2008); la
fermentazione di carboidrati non digeribili (non-digestible carbohydrates,
NDC) con conseguente produzione di acidi organici a corta catena (short chain
fatty acids, SCFA) come acetato, propionato e butirrato (Macfarlane et al., 1997).
Inoltre permette un parziale recupero di energia dalle fibre alimentari
(Macfarlane et al., 1997).
Importante ruolo del microbiota è anche quello dell’azione di detossificazione
degli xenobiotici (Ursell et al., 2013), e della protezione nei confronti di
microrganismi patogeni, grazie all’azione competitiva svolta dai commensali
(Bäumler et al., 2016).
Il microbiota intestinale può influenzare non solo il sistema nervoso enterico,
ma anche il sistema nervoso centrale attraverso l’asse intestino-cervello, un’asse
bidirezionale tramite il quale sono regolamentati processi endocrini (es.
secrezione di cortisolo dalla corticale del surrene, il quale può influire sulla
permeabilità intestinale e sulla composizione del microbiota intestinale)
(Wohlgemuth et al., 2011), immunologici (es. maturazione del sistema
immunitario e rilascio di citochine) (Chung et al., 2012.; Katja Maria et al.,
2012), comportamentali e neuronali (Neufeld et al., 2011).
Alterazioni a livello di quest’asse possono comportare disbiosi e disfunzioni
intestinali (es. sindrome dell’intestino irritabile, IBS), disordini alimentari,
infezioni, alterazioni della risposta allo stress (es. ansia) e del comportamento